sabato 6 luglio 2013

Alcune cose irriducibili in effetti

In Aikido, nell'Aikido, non si può "scambiare". Come nella Boxe, o nel Karate.
Non è l'Aikido un sistema - perché è un sistema, riducendolo al minimo per definizione - che basa la sua logica sullo scambio di colpi tra due soggetti coinvolti in una situazione di combattimento.

Una volta ho sentito un maestro.

Si, una volta ho sentito dire ad un maestro che l'Aikido si fa sul secondo attacco.
Spiego: dopo aver evaso il primo colpo dell'avversario, ci si sarebbe eventualmente piazzati per applicare la tecnica all'attacco successivo.
No. Semplicemente no. L'Aikido si fa subito.
Ed il resto è un lungo (o breve) unico momento dove si raggiunge il controllo sull'aggressore.
Lo stesso di prima - maestro - disse che non è possibile fare kotegaeshi ricevendo il primo tsuki.
Che è comprensibile.
E' comprensibile non il fatto che non si possa fare kotegaeshi da tsuki, ma la sua deduzione, viste le premesse.
Chiaro, se mi sta dicendo che non si può "fare Aikido" che sul secondo attacco, va da sé che non riesca in effetti a vedere il waza di kotegaeshi su un pugno diretto.
Ma questi sono particolari che mi servono da esempio (non è luogo per sviscerare concretamente, tecnicamente, come sia possibile o meno eseguire una tecnica, questo è un blog sull'Arte, non un manuale tecnico per dipingere).
Dicevo esempio, per cosa? Per illustrare come sia fallace la comprensione sul cosa sostenga l'apparato logico, che fa funzionare questo sistema.
E si è frainteso da subito, oppure non conoscendolo, lo si è sostituito con un altro, probabilmente funzionale a rispondere ad altre caratteristiche (magari un insieme che basa il suo costrutto sullo scambio di colpi, come la Boxe), ma non per l'Aikido, non pensato per adattarsi ad esso, quindi inadatto, illogico appunto, se calato in un contesto come il nostro.
E questo scambio (di logica) alla base, ne ha creato di fraintendimenti. E ancora ne crea.

Come si può affermare quel che affermo? Con la prova empirica, prima di tutto.
Ma anche(!) guardando alla base didattica, dove ci sono ruoli e compiti, che vanno compresi profondamente prima di passare allo step successivo.

Una volta ho sentito un altro maestro.

Questi però, andava in una direzione diametralmente opposta, sostenendo che, se si era stati così pronti da evitare il primo di attacco, e la divina provvidenza ci avesse concesso di scampare anche al secondo, molto probabilmente al terzo si sarebbe capitolati.
Perché? Perché la distanza, la posizione in rapporto all'avversario ed il tempo di reazione, non ce lo avrebbero permesso.
Un velocissimo scambio a corta distanza non è un qualcosa per cui, nello specifico, si è preparati quando si pratica Aikido.
Rassegnatevi.


Ora, ridurre qualcosa che ridurre non si può, è l'evidente problema.
Non si può perché non possiamo adattare un complesso (come struttura), complesso (come complicato), ai nostri fraintendimenti, o mancanze.
Non possiamo permetterci di andare al di fuori di questa logica, che sostiene la pratica della nostra Arte.

Immaginatevi a scambiare, con un boxeur, o con un karateka ben preparato, nella speranza di poter fare kotegaeshi al secondo attacco.
Oh ma, immaginatelo soltanto eh.

"L'allenamento dell'Aikido ha qualcosa in comune con il Kenjutsu: quando si usa la spada, dall'inizio alla fine del combattimento c'è sempre una distanza di circa due metri tra i due avversari.
Nell'Aikido, sebbene non vi sia una spada da impugnare, si ferma l'avversario nell'istante in cui la situazione diventa vantaggiosa per noi."

Questo. Nelle parole di Kisshomaru Ueshiba.

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