venerdì 13 settembre 2013

Hunk, senza cervello

C'è una linea sottile, tra ciò che è morbido e ciò che è elastico.

Sono d'accordo con i molti che lo pensano, nell'Aikido la rigidità è spreco di tempo, ma questo non può essere il lascia passare automatico per tutto ciò che ci passa per la testa, non può voler dire, come mi pare di veder tradotto troppo frequentemente - in quest'ultimo periodo soprattutto - bandire totalmente la forza ed in un certo qual modo l'esplosività, che sono invece parte fondamentale di un combattimento vero, non simulato, non esibizione concordata.
L'attenzione va posta nel limite, che divide l'eccesso sia dell'uno che dell'altro. E se un tempo si combatteva contro la linea di pensiero che vedeva nell'Aikido un uso spropositato della forza, dell'eccessivo sforzo, preludio di una rigidità che si cristallizza, ora non vorrei che si prendesse il suo estremo opposto, dove la morbidezza utile a mantenere elastica la nostra reazione (al contatto sensibile così come allo schivare di un attacco), si trasformasse istantaneamente in un'abuso di lassezza che è alla stessa stregua pericoloso e fuorviante.

Tutto questo discorso è pericoloso e fuorviante, per la verità.
Infatti va affrontato con cura, va dimostrato attentamente sul tatami, cosa significa essere elastici a discapito della rigidità, essere forti a discapito della cedevolezza senza scopo.
Ed infatti è nello scopo che si possono ritrovare le coordinate per un indirizzo sensato delle nostre reazioni, per far si che divengano strumenti a sostegno di una pratica costruttiva soddisfacente.

Oh, lo dico perché testimone del contrario, altrimenti per quale motivo parlarne?
Lo scrivo perché mi imbarazza un po' vedere uke generici sballottati senza alcuna ragione, senza alcuna costruzione logica che ne motivi l'improvvisa mancanza di reattività o peggio, eccedente e completamente fuori luogo.
D'accordo sulla disponibilità e sulla stupidità dell'ostruzione, ma non credo si tratti né dell'una né dell'altra, quando si parla di giusta risposta alla tecnica.

Contrariamente al pensiero istintivo e comune, penso sia giusto contrastare proporzionalmente l'esecuzione (ed io distinguo sempre tra contrastare e ostruire), se la tecnica non è eseguita nella maniera corretta, così come è giusto dimostrare una reattività sensata, nel rapporto con tori.
Contrastare la tecnica è parte integrante del processo di crescita che ci si propone quando si studia l'Aiki, e non è in alcun modo riconducibile alla mera ostruzione.
Il problema è: come faccio a contrastare intelligentemente, se riduco la mia pratica ad una risposta sconclusionata, nella migliore delle ipotesi eccessiva, ad un movimento - qualsiasi movimento - di tori?
Eh, infatti, come faccio?
Se vi è una risposta adeguata, con la giusta intenzione/pressione indirizzata al centro di tori, allora uke non potrà fare a meno dell'elasticità, della reattività stimolata da un perché ben preciso, che darà finalmente senso logico ai movimenti di entrambi.
Questo, piuttosto che tanti novelli Hunk, 'esagitati privi di senno' nelle mani di sedicenti maghi di Oz, poco interessati al ruolo di tori, dunque poco interessati ad un Aikido magari più faticoso, ma certamente più concreto.