giovedì 10 gennaio 2013

Amazing


Della relazione tra il "mi piace" e il comprendere veramente.

C'è, esiste, una specie di idiosincrasia che vivo particolarmente, da quando frequento il social network per eccellenza e che non nomino (tanto arrivate da lì).

Non discuto della possibilità che vi sia, effettivamente, un qualcosa che colpisca particolarmente la sensibilità del singolo, al punto da "piacere", anche senza aver ben compreso, o peggio conoscere, quello che si ci trova davanti agli occhi (perché condiviso, perché linkato da qualche amico), ecco non discuto di questo, che è più o meno esperienza comune di tutti, ed è anche normale, no, per me il problema fondamentale sorge quando a piacere è un qualcosa che avremmo i mezzi per capire, che teoricamente dovremmo capire, ma che poi tradotto in pratica, dimostriamo clamorosamente non solo il suo contrario, ma di essere lontani anni luce anche solo da una minima vera, intima, comprensione.

A cosa mi riferisco nello specifico?

Ad un video qualunque di Aikido. Quello vero però, quello con la "A" maiuscola. E qui si dovrebbe aprire una parentesi enorme sul che cosa è vero e cosa è falso, sul cosa pensiamo e decidiamo di catalogare come vero e cosa no, per carità, ne sono consapevole, e infatti non lo faccio.

Allora, per semplificare le cose, diciamo che è possibile utilizzare come discriminante il parere pressoché unanime del gotha mondiale (la massima rappresentanza) di questa specifica arte, orientandomi verso l'Aikikai di Tokyo e i suoi eccellenti maestri (ricordando che anche qui vi siano opinioni contrarie, ma insomma, la contestualizzazione è d'obbligo, tenetela presente sempre).
Ecco, appurata e verificata la base di partenza, ovvero che più o meno si consideri una docenza nel quartier generale dell'Aikido mondiale come garanzia di cognizione di causa, allora posso prendere per verosimile tale affermazione:"Seigo Yamaguchi Sensei è stato uno dei più grandi rappresentanti dell'Arte di Ueshiba", quindi, tradotto semplicemente nel comune (nostro): l'Aikido di Yamaguchi è sorprendente e/o fantastico e/o incredibile e/o superlativo e/o superbo e/o inarrivabile e/o unqualsiasisinonimochevoletevoibastachesia amazing. 
Detto ciò... detto ciò, ecco che scatta per l'appunto, la mia intolleranza.
Intolleranza meno che mai per il grandissimo maestro in questione (e come di lui anche altri, ma sempre Giapponesi, Tissier merita un capitolo a parte, non oggi), ma per coloro che a questo appiccicano tutta una serie di "mi piace".
Coloro che vi appiccicano questo e che quindi, per logica consequenzialità penserei, sono portato a pensare, hanno ben presente che cosa hanno di fronte, che si riconoscono, anche alla lontana, con quella che è l'arte nella sua pura e altissima manifestazione, attraverso le mani, il corpo, dello Shihan di turno.
Peccato poi in realtà non sia così. Non mi spiegherei altrimenti il perché, mi ritrovi spesso a condividere il tatami con persone che non hanno poi un'idea così precisa di ciò che stanno facendo e che a volte (solo a volte, eh), sono gli stessi di cui sopra.

E di qui nasce l'ipotesi: ma se "mi piace" un video di Yamaguchi, e lo manifesto (ho tutto il diritto di manifestarlo), perché mi fermo qui? Perché non mi sforzo di capire cosa colpisce così profondamente la mia fantasia, perché non mi sforzo di andare a fondo nella ricerca di una vera comprensione di quello a cui ho assistito ed in ultimo, non mi interrogo sul perché io, nel mio piccolo dojo, non cerchi di andare verso quella direzione invece che no, continuare alle "gare di forza" con gli amici, che tanto ci si diverte lo stesso?
Accade tutto questo anche a voi? Spero di no, ovvio, ma non sono sufficientemente ottimista. Se accade, perché?

Comprendere veramente quello che osserviamo in un video di Yamaguchi, quello che mi fa credere di aver assistito a qualcosa di sorprendente significa, in ultimo, che sorprendente non lo è per niente, ma frutto sì, di innegabile talento, coadiuvato però da una precisa ed eccellente didattica (questa davvero sorprendente, ma raggiungibile), volta alla assimilazione completa di come funzioni la cosa che vado a fare, di come sia strutturato l'Aikido nel profondo, a fondo, che ci avvicini a quello che ammiriamo, e che non si faccia ammirare e basta, lasciandoci però fermi lì, immobili nella nostra ignoranza compiaciuta e piena di: "non capisco, però mi piace". Che è sorprendentemente assurdo.