sabato 23 marzo 2013

Necessità/Possibilità

Quando siamo sul tatami, alle prese con una nuova forma da eseguire, un esercizio da replicare pedissequamente e continuamente, chissà quanto ci interroghiamo sulla natura stessa di tale esercizio, sul pretesto che vi sta dietro, in ombra magari, rispetto a tutta una serie di premesse date dal maestro, ma che nascondono comunque motivazioni di cui forse - forse - è all'oscuro lo stesso, che la tecnica la propone.

Prendiamo omote ed ura, come evidente esempio per dimostrare quanto sopra.
Perché esistono queste due possibilità, nell'esecuzione di un kihon?
Ci si interroga mai sull'origine di tali variazioni?

Certo, come primissima risposta ci verrebbe da enunciare quella più ovvia, quella che da anni sentiamo come giustificazione plausibile, esaustiva(?) del "perché si fa così, invece che cosà".
Ed ecco allora il sorgere di parole (seguite da una mimica tutta fisica) come: 'posizione', 'lato esterno/negativo', 'lato interno/positivo', 'uscire', 'rientrare'...

Quando decidiamo di studiare una tecnica in ura, decidiamo appunto di fare questa scelta. Ovvero di restringere volontariamente il nostro campo ad una cosa soltanto. Ma per giustificare tale scelta, spesso omettiamo un punto piuttosto importante.

Il punto, che mi preme, non è tanto la decisione, ma proprio il punto in cui la decisione la prendiamo.

Se possiamo prendere una decisione, allora vuol dire che siamo nel campo delle scelte, e se di scelte si parla, allora non potranno che essere possibilità.

Imparare a riconoscere una possibilità, nell'Aikido, è altrettanto importante quanto saper riconoscere se una tecnica sia in forma positiva o negativa.

In maniera più specifica, Ikkyo omote o ura, l'una o l'altra, sono dettate sempre da necessità.
Ma questa stessa, è frutto della possibilità di scelta. Il lusso della scelta è qualcosa che si costruisce, che si dovrebbe sottolineare nella pratica, studiare.
Senza questo genere di approccio, non sarà così sensato prendere in considerazione la necessità, perché anche se sarà necessario (per non soccombere), fare qualcosa, non avremo in noi la conoscenza delle 'risposte possibili'.

Per risposte possibili, solo apparentemente mi riferisco ad una questione tecnica, quanto piuttosto il ricollegarmi al punto in cui la decisione la prendiamo.
Infatti, la possibilità è dichiarata da un punto (fisico, realmente esistente nello spazio), che sarà la combinazione di distanza, interazione, controllo e posizione tra i due soggetti dell'azione: noi ed il nostro avversario.
Questo vuol dire davvero conoscere le nostre possibilità, di fronte ad un attacco, ad esempio.
La "giusta" posizione, farà in modo che la necessità di ikkyo ura sarà conosciuta, consapevole, appropriata.

Questo, tutto questo, ancora per ribadire di come ci si sforzi continuamente di avvicinarsi alla reale natura dell'Aikido, che nel suo tessuto è in effetti tecnica (necessaria), ma il cui cuore è colmo di principii (possibilità).








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