domenica 26 gennaio 2014

Kokoro

"Non c'è nulla di più difficile
che il non ingannare se stessi".

Ludwig Wittgenstein


Come tutto, anche i sistemi comunemente raccolti sotto la parola-ombrello 'arti marziali', non sono privi di autoinganni.
Una concessione in parte dovuta alla necessità pedagogica, ma che impone una vigilanza costante, perché non prenda il sopravvento, non divenga un mondo svuotato da tutto il vero, per il solo appagamento fine a sé stesso, il più grande degli inganni in questo genere (sistema chiuso).

Ma in origine, in origine i sistemi di tal tipo erano pensati, costruiti, per dialogare con il mondo circostante attivamente, per necessità, senza sovrastrutture a sovrapporsi l'una all'altra, fino a far sparire il complesso originale, a confondere necessità/scopo/funzionalità con altro, quale formalismo prima ancora che cultura, dalla quale l'arte stessa si forma e ne rimane inevitabilmente influenzata.

Recuperare questa originale funzionalità, non significa però essere particolarmente tradizionalisti (anche perché l'Aikido non è un'arte marziale tradizionale), ma andare diametralmente al suo opposto, significa rispolverare meccanismi che nel corso degli anni - dall'accavallamento di strutture non necessarie - si sono calcificati al punto di arrivare a pensare che tradizione e formalità siano il cuore pulsante, cuore che rischia così di cessare di battere del tutto.

Recuperare significa prendere coscienza degli autoinganni inevitabili, ridare agli stessi la giusta proporzione e legittimità perché il sistema funzioni, nella prospettiva di scuotere un organismo quasi al collasso.
In definitiva, si chiede di far riprendere a battere questo vero cuore nascosto, spogliandolo il più possibile, per tornare a dialogare con il mondo di fuori, non più circoscritto e quindi confinato ad un'area fittizia, ma senza limiti e obbligato all'interazione come era in origine, appunto.

Questo si deve richiedere oggi a chi promuove l'Aikido: limpidità, onestà e piena consapevolezza, capirlo dritto fino al cuore, non tanto filosofico (che per inciso, per il sottoscritto è ancora lontanissimo), ma pratico e dunque, strettamente concreto.

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