Sapete quale è la disciplina orientale più sbertucciata dalla comunità internettiana di cultori delle arti marziali? No, non è l'Aikido, l'Aikido sta giusto un posto sopra però, dunque non c'è da stare allegri. La più derisa, ma giusto di un soffio, è il Tai Chi. Poi, per strani scherzi del destino, capita che un praticante di Tai Chi di lungo corso, si ritrovi nello stesso posto in cui si allena un campione assoluto dell'arte marziale che al contrario, gode della più alta considerazione da parte della comunità di arti marziali: il Brazilian Jiujitsu. Uno dei più grandi rappresentanti di sempre di questa disciplina dicevo, che risponde al nome di Marcelo Garcia. Un vero Maestro, ma sul serio. Così, quasi per caso e per gioco, decidono di improvvisare un incontro amichevole tra le due discipline. Già. Il praticante di Tai Chi, per nulla intimorito dal curriculum del suo 'avversario' (guardate su wikipedia chi è Marcelo Garcia se non sapete, e impallidite), accetta la sfida. Ora, a rigor di logica, per il Maestro brasiliano dovrebbe trattarsi della proverbiale 'passeggiata di salute', soprattutto considerata la fama, in negativo, di cui la disciplina di origine cinese gode.
Oh, intendiamoci, Garcia riesce comunque nel suo intento, e considerato che l'incontro si ferma una volta ottenuto il vantaggio della proiezione, non assistiamo alla completa devastazione del praticante cinese, ciò nondimeno...
Accade abbastanza sorprendentemente che il cinese non sia preda così facile, insomma, non solo 'vende cara la pelle', ma pure in alcune fasi del match riesce a portare del tutto fuori asse un mostro di bravura come Marcelo Garcia, guadagnando parecchio rispetto, dimostrando che forse forse, il Tai Chi in sé, contenga più della ginnastica dolce che solitamente si ve(n)de.
Perché dico ciò, potreste domandare. Perché se lo fa il Tai Chi, come disciplina prima ancora che come praticante singolo, quella di essere in grado di tenere testa - pur se per poco, pur con tutte le attenuanti del caso che volete - palesando in un paio di momenti di essere addirittura inaspettatamente spiazzante per uno abituato in teoria, a ben altre sfide (e ripeto, non uno qualsiasi, ma un gigante del jiujitsu mondialmente riconosciuto), allora, dico, perché noi no? Ognuno si dia la solita risposta. Che già conosciamo, il punto non è questo.
Il punto è l'impegno. Impegno per far si che l'Aikido, nella stessa situazione, non sia meno del Tai Chi, il punto è che noi, come praticanti di questa disciplina, dovremmo cercare un pochino più spesso di uscire dalla comfort zone di presunta competenza, per metterci davvero alla prova, dovremmo davvero risolvere il nodo intricatissimo di un keiko standardizzato verso il basso, e così condannato sempre di più al baratro.